Il Capo di Stato Maggiore della Difesa non risponde alla richiesta del Sindacato dei Militari. Depositata denuncia per omissione di atti d’ufficio
Lo scorso 13 marzo si è svolto un incontro tra il Generale Luciano Portolano, Capo di Stato Maggiore della Difesa, e le Associazioni professionali a carattere sindacale tra militari (Apcsm).
Nei giorni successivi avevamo appreso che in rappresentanza di una Associazione aveva partecipato all’evento un militare già collocato nella categoria del personale in congedo. Nulla di particolare se non fosse che le vigenti norme dell’ordinamento militare escludono tale categoria di personale dalla possibilità di esercitare i diritti e le funzioni sindacali sancite dall’articolo 39 della Costituzione.
Per questo motivo abbiamo chiesto al Generale Portolano di sapere perché al predetto militare pensionato sia stato consentito di partecipare all’evento istituzionale e quali immediati provvedimenti abbia adottato.
Nonostante la successiva formale diffida il Generale non ha fornito alcun riscontro alla nostra richiesta pertanto nei giorni scorsi, tramite l’avvocato Roberto Luciani del Foro di Pescara, abbiamo denunciato il fatto all’Autorità giudiziaria competente avendo ravvisato nel comportamento del vertice militare della Difesa la possibile violazione dell’articolo 328, comma 2 del codice penale.
Purtroppo non è la prima volta che e siamo costretti a rivolgerci all’autorità giudiziaria a seguito dei ripetuti silenzi che l’Amministrazione militare ha più volte opposto alle nostre segnalazioni riguardanti altri fatti e comportamenti contrari alle norme che regolano l’attività delle Apcsm.
In attesa di conoscere l’esito delle attività di indagine delle Procure interessate vogliamo cogliere l’occasione per invitare il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, a disporre una più una attenta azione di controllo e verifica del rispetto degli obblighi che la legge impone all’ Amministrazione militare nei rapporti con i cittadini e sulle attività delle Apcsm che beneficiano dei distacchi sindacali e dei permessi orari con oneri a carico del bilancio dello Stato.
Infine ci sembra doveroso ricordare al Ministro che l’articolo 3 della nostra Costituzione sancisce il principio di uguaglianza, affermando che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche e condizioni personali o sociali che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Siamo fermamente convinti che l’invito che abbiamo voluto rivolgere al Ministro Crosetto potrà trovare quell’attenzione che merita a prescindere dall’esito delle nostre denunce.