Il 7 ottobre il Sindacato dei Militari non sarà a Piazza Montecitorio. Alla piaggeria di piazza preferiamo la mobilitazione nelle caserme per l’affermazione della legalità, del diritto e dei diritti

Un sindacato che chiede al datore di lavoro il permesso di esistere non è un sindacato, è altro.

Per questo motivo con la nostra assenza intendiamo rimarcare la sostanziale differenza tra il Sindacato dei Militari e quelle Associazioni tra militari la cui esistenza è stata subordinata all’autorizzazione del datore di lavoro e che sono dirette dagli attuali membri del Cocer o degli altri Consigli della Rappresentanza militare.

Noi abbiamo sempre sostenuto che i sindacati militari, come quelli delle forze di polizia a ordinamento civile, devono essere liberi come recita l’articolo 39 della Costituzione perché solo in tale modo il sindacato può svolgere concretamente la propria funzione di tutela degli interessi del lavoratore militare.

Al militare non serve una associazione che scende in piazza per chiedere una legge che gli consenta di offrire ai propri associati l’assistenza fiscale o le convenzioni economiche per avere lo sconto sul caffè o sugli altri generi alimentari quando poi, invece, tace difronte alle continue violazioni delle norme sulla sicurezza e la tutela della salute nei luoghi di lavoro o sulle continue repressioni delle altre libertà fondamentali che la Costituzione riconosce indistintamente a tutti i cittadini, militari compresi.

Il Sindacato dei Militari rifiutando di sottomettersi al Ministro della difesa ha scelto di lottare concretamente per l’affermazione dei pieni diritti sindacali per i lavoratori militari e per questi motivi alle piaggerie di piazza preferisce rivolgere un appello a tutto il personale militare di ogni ordine e grado affinché, nello svolgimento della loro quotidiana attività al servizio dei cittadini, s’impegnino nel più rigoroso rispetto delle norme in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro e tutela della salute e comunque di ogni altra legge dello Stato perché, siamo certi, in tale modo i diritti prevarranno sulla mancanza di legalità e trasparenza, sull’arroganza e sul malinteso spirito di corpo, sul mito del capo e non della legge che troppo spesso caratterizzano negativamente gli ambienti militari.

Al legislatore spetterà il compito di dare compiuta attuazione alla Costituzione nei confronti di quei cittadini, i militari, che ancora l’attendono.

Diversamente la nostra battaglia sindacale per l’affermazione dei diritti dei militari dovrà proseguire e sia ben chiaro che noi alla piazza preferiamo le aule dei tribunali dove l’affermazione del diritto e dei diritti è ancora possibile.

Lo rende noto Luca Marco Comellini, Segretario Generale del Sindacato dei Militari