Rappresentanza militare: Governo eviti ulteriori proroghe. Ora ci sono i sindacati militari. No a prevaricazioni di stampo PD-M5S

La premier Giorgia Meloni vigili attentamente per evitare che vengano concesse ulteriori proroghe della durata del mandato dei Consigli della rappresentanza militare delle Forze armate, dell’Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza che termineranno il prossimo 31 dicembre dopo aver già beneficiato di 6 mesi di proroga elargiti dal governo Draghi a guida PD-M5S.
Qualcuno, avvezzo a calpestare i diritti degli altri, pur di ottenere o concedere l’ennesima proroga, per curare l’interesse personale potrebbe sollevare come scusa l’attuale mancanza di alcuni decreti attuativi della legge 46/22 previsti per disciplinare taluni aspetti dell’attività sindacale svolta dalle organizzazioni sindacali militari, senza però considerare che la legge, così come è, seppure gravemente lesiva delle prerogative e dei diritti sindacali, allo stato attuale, consente ugualmente di offrire ai lavoratori militari alcune limitate ma fondamentali tutele.
Oltre che da qualche esponente politico una simile scellerata richiesta di proroga potrebbe arrivare proprio dagli stessi delegati del Cocer che beneficiando dell’indennità di missione di 110 €/giorno esentasse e del gettone di presenza con ciò vorrebbero continuare a sfruttare la loro posizione che, inoltre, gli consentirebbe ancora una volta di non essere impiegati in modo produttivo per la forza armata di appartenenza e quindi di potersi dedicare più agevolmente alla crescita delle associazioni sindacali che gli stessi hanno fondato nella loro duplice veste di novelli sindacalisti e membri della rappresentanza militare, incuranti dell’incompatibilità della contemporaneità delle cariche e delle funzioni svolte già sancita dai giudici amministrativi ma costantemente e opportunamente ignorata anche dai vertici militari e politici del Ministero della difesa.
Prorogare ulteriormente l’Istituto della rappresentanza militare, quando già sono pienamente operativi i numerosi sindacati militari previsti dalla legge 46/22, significherebbe arrecare alle casse dello Stato un danno di oltre 4,5 milioni di euro, se consideriamo solo le spese di missione, e favorirebbe solo gli interessi personali ed economici dei delegati della rappresentanza militare.
Per questi motivi una eventuale proroga, anche di un solo giorno, sarebbe un atto contro le libertà sindacali e contro i lavoratori.
Confidiamo, quindi, nella determinazione del premier Giorgia Meloni e nella sua dichiarata volontà di voltare pagina e prendere adeguate distanze dalle prevaricazioni dei diritti dei cittadini in divisa che hanno caratterizzato gli anni bui dei governi a guida PD e M5S.
La Segreteria Nazionale del Sindacato dei Militari