Radio radicale, Comellini: è informazione libera, è servizio pubblico.
Sulla questione del finanziamento pubblico previsto per il rinnovo della convenzione con Radio radicale è evidente che il capo politico del M5S ha perso l’ennesima buona occasione per tacere perché le risorse economiche da destinare ai terremotati o alle Forze dell’ordine o ai Vigili del fuoco ci sono e sono pure tante.
Se per il capo politico del Movimento 5 Stelle il finanziamento destinato a Radio radicale rappresenta uno spreco allora e solo il caso di ricordargli che da forza di governo avrebbero già potuto, e dovuto, dare corpo a quelle molte battaglie radicali che nella precedente legislatura, da forza di opposizione, fecero proprie e che oggi gli permetterebbero di recuperare oltre 4,5 miliardi di euro.
Mi riferisco all’ausiliaria (400 milioni €/anno), ai cappellani militari (10 mln/anno), alla rappresentanza militare (4,5 mln/anno), alla smilitarizzazione dell’Arma dei carabinieri (4 mld/anno).
I risparmi potrebbero essere molti di più se consideriamo anche la smilitarizzazione del Corpo della Guardia di Finanza e alcune delle storiche battaglie grilline come la riduzione delle spese per gli armamenti tra cui l’F35 e il ritiro delle missioni militari (di guerra) all’estero ma , evidentemente, è più facile attaccare Radio radicale.
Radio radicale supplisce alla mancanza di un indispensabile servizio pubblico e, ad esempio, per quanto riguarda la condizione proprio delle forze dell’ordine la rubrica “Cittadini in divisa”, che conduco fin dal 2010, è un chiaro punto di riferimento per l’informazione del diritto e dei diritti dei Carabinieri -e dei Militari- che ha oltrepassato il muro della censura delle caserme facendo conoscere a tutti cittadini le ingenti spese per le missioni di guerra spacciate per missioni di pace, le mostruose spese per gli armamenti e i moltissimi privilegi della casta dei Generali, delle rappresentanze militari, dei cappellani militari e più in generale tutti gli sprechi e le regalie del mondo militare che, una volta arrivati al potere, non hanno voluto più voluto cancellare ma che, da soli, basterebbero a risanare buona parte del debito pubblico.
Forse è questo il servizio pubblico che infastidisce Di Maio?
Lo dichiara Luca Marco Comellini, Segretario Generale del Sindacato dei Militari e conduttore della rubrica di Radio radicale “Cittadini in divisa”.
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Nonostante la Corte costituzionale, con la Sentenza 120/2018, da oltre due anni abbia sancito il diritto dei militari di organizzarsi in “associazioni tra militari a carattere sindacale”, il Ministro della difesa e i vertici militari non vogliono darvi attuazione e hanno adottato una serie di disposizioni interne contrarie alla alla decisione del Giudice delle leggi che, di fatto, ci impediscono ogni azione di proselitismo e di tutela degli interessi dei lavoratori con le stellette.