Amministrative 2023, Comellini (Sindacato dei Militari): Sindacalista militare si candida in una lista elettorale dello stesso partito del Premier Meloni. La legge lo vieta ma il Ministro Crosetto tace

Il militare in questione, Segretario Generale di un sindacato dell’Arma dei carabinieri, è stato candidato alle recenti elezioni comunali in una lista di Fratelli d’Italia.

In un paese civile non ci sarebbe nulla da dire, ma siamo in Italia e quindi il libero esercizio di un diritto diventa un problema quando c’è una legge che, come in questo caso, vieta espressamente al sindacalista militare di “dare supporto, a qualsiasi titolo, a campagne elettorali afferenti alla vita politica del Paese”.

La legge in questione è la 46/22, voluta e votata da tutte le forze politiche presenti in Parlamento per disciplinare e limitare ulteriormente gli già scarni diritti sindacali dei lavoratori militari riconosciuti dalla Corte costituzionale con la sentenza 120 del 2018.

Tra le tante assurdità la norma in questione prevede che le associazioni sindacali militari possono svolgere le loro funzioni e raccogliere i contributi tramite deleghe sindacali solo dopo essere state iscritte, previa verifica dello statuto da parte del ministero competente, in un apposito albo ministeriale dal quale possono esserne cancellate in caso di perdita dei requisiti o di violazioni delle prescrizioni previste dalla legge, con la conseguenza che tutte le deleghe raccolte perdono di efficacia.

L’associazione sindacale guidata dal candidato di Fratelli d’Italia è iscritta nell’apposito albo ma al momento non ci risulta che il Ministero della Difesa abbia avviato alcun procedimento di contestazione nei sui confronti.

In attesa sapere se la norma di chiusura posta in calce alla legge 46/22, che recita “E’ fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato”, abbia ancora qualche valore, non possiamo fare altro che invitare la Premier Meloni a intervenire con la massima urgenza per cancellare completamente la legge liberticida dei diritti sindacali dei lavoratori militari e finalmente estendere anche a questi ultimi le stesse regole stabilite dalla legge 121/81 di cui godono i poliziotti da oltre 42 anni.