Senato, audizioni sindacati militari, Comellini (Sindacato dei Militari): Noi esclusi perché liberi. Da parte della Commissione Difesa contro di noi inaccettabile atto di discriminazione.

Il Sindacato dei Militari non verrà audito dalla Commissione Difesa del Senato nell’ambito dell’esame della proposta di legge sui sindacati militari. Lo ha deciso l’Ufficio di Presidenza della Commissione che ha ritenuto di ascoltare le sole associazioni a carattere sindacale delle Forze armate registrate presso il Ministero della Difesa.

La decisione assunta dall’Ufficio di Presidenza della Commissione Difesa del Senato rappresenta un atto concretamente discriminatorio verso il sindacato dei Militari, l’unica organizzazione sindacale che non ha chiesto al Ministro della difesa il permesso di potersi costituire.

Il Sindacato dei Militari, contrariamente alle circolari emanate dai generali, ha ritenuto doveroso dare compiuta applicazione alla Sentenza 120/2018 della Corte Costituzionale e dell’articolo 39 della Costituzione che sancisce la libertà sindacale: “L’organizzazione sindacale è libera. Ai sindacati non può essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme di legge. E` condizione per la registrazione che gli statuti dei sindacati sanciscano un ordinamento interno a base democratica. I sindacati registrati hanno personalità giuridica. Possono, rappresentati unitariamente in proporzione dei loro iscritti, stipulare contratti collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria per tutti gli appartenenti alle categorie alle quali il contratto si riferisce.”.

Ancorché, allo stato, non esista nel nostro ordinamento alcuna legge di attuazione dell’articolo 39 è chiaro che la Commissione ignora che Sindacato dei Militari si è regolarmente costituito il 1 dicembre 2018 con atto registrato presso l’ufficio territoriale di Civitavecchia dell’Agenzia delle Entrate ed è, quindi, una organizzazione sindacale giuridicamente esistente che non necessita di alcun permesso ministeriale o di alcuna registrazione presso un ministero, meno che mai quello della Difesa che rappresenta il datore di lavoro dei militari.

Sostenere altro, al solo fine di giustificare le imposizioni dei vertici militari o per timore del confronto, ed escludere il sindacato che rappresento dalla partecipazione alla discussione in merito alla legge che determinerà l’estensione o la soppressione dei diritti sindacali ai militari è un palese esempio di arroganza istituzionale, se non addirittura di vergognosa ignoranza.

Il Sindacato dei Militari è libero e per questo motivo non si è mai piegato e mai lo farà davanti a nessuno che non sia la Costituzione e non chiederà mai a nessun ministro, tantomeno quello della difesa, il permesso per poter agire come organizzazione sindacale e dare compiuta attuazione ai principi contenuti negli articoli 18 e 39 della Costituzione per adempiere ai propri fini statutari di tutela dei diritti dei militari.

Alla Commissione, chiediamo per quale ragione abbia abdicato alla sua funzione di garanzia dei principi democratici e se sia consapevole che la decisione assunta dall’Ufficio di Presidenza, che si concretizza nell’esclusione del solo Sindacato dei Militari, rappresenta l’ennesimo e gravissimo atto di discriminazione, un atto contro la democrazia e la libertà di espressione che, se non ritirato, non può che spingerci a chiedere se si stia compiendo la realizzazione di un più pericoloso asservimento delle istituzioni parlamentari ai vertici militari.

La nostra scelta di libertà, nonostante questo ennesimo atto di intolleranza antidemocratica, ci rende ancora più forti nella difesa degli interessi dei lavoratori con le stellette che ancora oggi sono pesantemente vessati dalla preponderante mancanza di diritti nell’ambito militare a causa della miope visione dei generali. Una miopia che le istituzioni parlamentari con la loro decisione hanno nuovamente ben dimostrato di condividere.

Noi esistiamo legalmente difronte allo Stato e alla legge e non ci lasceremo imbavagliare con una esclusione che ha tutto il sapore della paura del confronto se ne facciano una ragione la senatrice Pinotti e membri della Commissione difesa del Senato.

Senatori non nascondete la vostra paura del confronto, la vostra mancanza di coraggio, la vostra piaggeria verso i generali dietro la vostra assurda e illogica decisione di ascoltare le sole associazioni a carattere sindacale delle Forze armate registrate presso il Ministero della Difesa. Abbiate il coraggio di affrontarci a viso aperto perché un sindacato che chiede al datore di lavoro il permesso di esistere non è un sindacato, è altro.

 

(Fonte foto: www.sassate.it)