Riccardo Saccotelli: io carabiniere omosessuale ho difeso la Patria come Vannacci

Le recenti dichiarazioni del generale Vannacci con cui esterna i suoi singolari criteri di normalità, appaiono estremamente gravi ove si consideri che colpiscono anche la comunità LGBT presente nelle Forze armate e nelle Forze di polizia. Comunità che è una realtà innegabile, in cui l’essere omosessuali non è mai stato un impedimento per chi, come me, porta sul suo corpo le cicatrici del servizio reso per difendere la Patria e affermare quei principi di democrazia e civiltà che permettono oggi a chiunque di poter manifestare liberamente il proprio pensiero nel rispetto dell’altro.

Cos’è l’anormalità e chi ne stabilisce i canoni umani, giuridici o scientifici? Sembra un dilemma orwelliano d’altri tempi. Una doverosa riflessione mentre assistiamo ad una incredibile regressione culturale, spesso causata da disagi economici, che sta riportando il dibattito pubblico indietro di cinquant’anni.

Si sta creando uno spazio sociale di legittimazione culturale aperto soltanto ad una narrazione omologata e convenzionale, polarizzata sottosopra, lasciata in mano ad alcuni soggetti che si ergono ad autorità per canonizzare in modo del tutto antiscientifico, antigiuridico e antisociale, cosa debba o possa essere considerato normale.

Allora provo a ricordarmi, avendo indossato una uniforme, che un militare è innanzitutto un individuo. Ed è solo come tale, prima di qualsiasi altra condizione o grado gerarchico, che giura di essere fedele alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi e di adempiere con disciplina ed onore tutti i doveri del proprio stato per la difesa della Patria e la salvaguardia delle libere istituzioni. Cioè non solo quelli che fanno comodo in un determinato momento storico o per un interesse personale.

Se si nega questo, se si ammette che qualcuno possa interpretare in un dato contesto cosa sia anormale o cosa vada selezionato e separato secondo la propria personale idea di normalità, allora si accetta altresì che l’ordinamento delle forze armate non si informi più allo spirito democratico della Repubblica ma, pericolosamente, all’idea culturale dominante in cui cessa di esistere la sopravvivenza stessa della democrazia.

RIccardo Saccotelli, Presidente del Sindacato dei Militari