Marinaio zitto e paga. Il Governo Meloni vuole imporre la “tassa” per l’Ente Circoli della Marina Militare
Correva l’anno 1937 era il 27 ottobre, Anno XVI E.F., Vittorio Emanuele III, per grazia di Dio e per volontà della Nazione Re d’Italia, Imperatore d’Etiopia, sulla proposta del Capo del Governo, Primo Ministro Segretario di Stato, Ministro per la marina, promulgava il Regio decreto n. 1935 con il quale venne costituito l’Ente «Circoli della Regia marina», con sede in Roma, e ne venne approvato il relativo statuto che all’articolo 26 disponeva che “I soci ordinari sono tenuti al versamento di una quota mensile”.
Cambiano i Governi ma la musica è sempre la stessa. Ci risiamo! L’Esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha deciso di obbligare gli ufficiali e i sottufficiali della Marina Militare e del Corpo delle capitanerie di porto a pagare la quota sociale all’Ente Circoli della Marina Militare.
Il disegno di legge n. 1053, presentato dalla Meloni, Crosetto e altri ministri lo scorso 1 marzo, se approvato dal Parlamento, farebbe regredire i diritti dei marinai al 1937 quando, con il Regio Decreto n. 1935 istitutivo dell’ente Circoli della Regia Marina Militare, gli ufficiali e i sottufficiali furono obbligati ad esserne i soci ordinari e quindi assoggettati al pagamento di una quota mensile. Fortunatamente l’intero R.D. n. 1935/1937, e dunque, anche l’art. 26, che era la fonte dell’obbligo di contribuzione economica, è stato abrogato dall’Allegato al d.P.R. n. 248/2010, con decorrenza dal 10.2.2011. Nonostante ciò i marinai sono stati, e lo sono ancora, obbligati a continuare a pagare il contestatissimo balzello.
Il primo tentativo di ripristinare con legge l’obbligo di contribuzione a carico degli ufficiali e dei sottufficiali della Marina Militare (perché pare essere questo ciò che interessa ai vertici della Marina e dell’Ente) ha trovato favorevole approdo nel corso dei lavori di conversione in legge del Decreto Legge 9 agosto 2022, n. 115, recante “Misure urgenti in materia di energia, emergenza idrica, politiche sociali e industriali” (Governo Draghi). A far data dal 22.09.2022 è stato introdotto nel Codice dell’ordinamento militare l’articolo 131-bis che, a palese conferma della mancanza di qualsivoglia precedente obbligo di pagamento della quota destinata all’Ente, al comma 2, ha disposto che a far data dall’entrata in vigore della norma “I soci ordinari versano una quota mensile di importo determinato con decreto del Ministro della difesa, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze”.
Sulla questione lo scorso 19 luglio 2023 è intervenuto il Consiglio di Stato che non solo ha affermato l’inesistenza di qualsiasi obbligatorietà di partecipazione del personale all’Ente, quindi anche di qualsivoglia contribuzione economica fin dal 9 ottobre 2010, data di entrata in vigore del Codice dell’ordinamento militare che tale obbligo prevede solo per il Circolo Ufficiali delle Forze Armate d’Italia., ma ha anche invitato il Governo a rivedere la norma o cancellarla.
E cosa ti fa questo bel Governo guidato dalla premier coll’elmetto che a parole dichiara di essere dalla parte dei militari ma sembra essere molto più sensibile alle richieste degli ammiragli e del vertice politico della Difesa? Presenta un bel disegno di legge che coll’articolo 8 fa rientrare l’Ente, che ha natura di associazione di diritto privato, nell’organizzazione logistica della Marina militare, lo pone alle dirette dipendenze del Capo di Stato Maggiore della Marina e obbliga il personale in questione ad esserne socio pagante.
E brava Giorgia Meloni, invece di eliminare l’obbligo di partecipazione anche per il Circolo Ufficiali delle Forze armate (c.d. C.U.F.A) – che poi sarebbe la cosa giusta da fare perché in linea coi principi sanciti dalla Costituzione di uguaglianza e libertà – decide di fare un preoccupante salto indietro nel tempo presentando una norma ad hoc che di fatto, se approvata dal Parlamento, riporterebbe gli ufficiali e i sottufficiali della Marina Militare al 1937.
Nella speranza che Giorgia ritiri questa aberrante disposizione che introdurrebbe nell’ordinamento la “tassa ad personam”, che ad avviso dello scrivente rappresenterebbe un preoccupante esempio autocrazia, non resta che invitarla a cancellare anche l’altro ingiustificabile balzello che il codice impone a tutti gli ufficiali costretti a pagare la quota associativa al Circolo Ufficiali delle Forze Armate. Suvvia Giorgia, fai questo esercizio di democrazia.
Luca Marco Comellini (Segr. Gen. Sindacato dei Militari)