Marina Militare, Comellini (Sindacato dei Militari): sull’idoneità parziale del personale ci sono voluti 7 anni per darci ragione. Ora serve buon senso

A distanza di poco più di una settimana dall’attentato in Iraq, nel quale, purtroppo, sono rimasti feriti cinque militari italiani, tre dei quali appartenenti al gruppo operativo incursori del Comsubin, apprendiamo con soddisfazione che l’Ispettorato di sanità della Marina militare lo scorso 18 novembre ha emanato una disposizione per introdurre, tra i possibili provvedimenti medico legali che possono essere formulati dalle Commissioni medico ospedaliere, quello della “permanente inidoneità parziale al servizio” in favore del personale in forza presso la Marina Militare, qualora sussistano i presupposti di cui all’art. 1, comma 563, della Legge 23 dicembre 2005 n. 266.

Tale disposizione è una vittoria, seppur parziale, di una delle mie tante battaglie per i diritti dei militari, iniziata nel lontano 2012 dal Partito per la tutela dei diritti dei militari (Pdm) con una interrogazione parlamentare presentata dall’On. Maurizio Turco (Radicali), con la quale si evidenziava già da allora l’errata interpretazione dell’istituto della permanente inidoneità parziale al servizio da parte dei vertici della Marina militare.

Detto istituto giuridico fu introdotto nell’ordinamento dal decreto del Presidente della Repubblica 25 ottobre 1981, n. 738 ed esteso ai militari delle Forze armate dall’articolo 4, comma 5 della legge 12 marzo 1999, n. 68 per il personale in servizio permanente che abbia contratto infermità riconosciute dipendenti da causa di servizio.

L’articolo 19, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 29 ottobre 2001, n. 461 ha poi disposto che «Il personale militare e delle Forze di polizia, anche ad ordinamento civile, giudicato permanentemente non idoneo al servizio nella forma parziale, resta in posizione di aspettativa, ai sensi delle vigenti disposizioni, fino all’adozione del provvedimento di riconoscimento o meno della dipendenza da causa di servizio».

Per questi motivi, al fine di garantire la tutela dei nostri iscritti, nonchè di tutto il personale della Marina militare, il nostro auspicio è che l’istituto in argomento, finalmente previsto dalla forza armata, ancorché solo nel caso in cui sussistano i presupposti per il riconoscimento dello status di vittima del dovere, venga esteso, in linea con la vigente normativa e con quanto disposto per gli appartenti alle altre Forze armate, anche al personale della Marina militare che abbia contratto infermità dipendenti da causa di servizio.

È solo una questione di buon senso, non vorremo dover attendere altri sette anni.