Legge 46/2022, Sindacato dei Militari: da oggi è vietata qualsiasi attività e la riscossione dei contributi sindacali
Da oggi tutte le associazioni professionali a carattere sindacale tra militari già provviste di assenso ministeriale ai sensi dell’articolo 1475, comma 1, decreto legislativo 66/2010, non potranno più esercitare alcuna attività a favore dei loro iscritti ne raccogliere i contributi sindacali. È questa la sconcertante realtà che si prospetta con l’entrata in vigore di una legge pessima, frutto dell’ignoranza e del pregiudizio di una classe politica che si è dimostrata capace di stravolgere la decisione della Corte costituzionale e cancellare i diritti sindacali dei più fedeli servitori dello Stato in cambio delle pacche sulle spalle e dei compiacimenti di qualche generale preoccupato di perdere i propri privilegi.
Con l’entrata in vigore della legge 46/2022 il cui titolo ironicamente recita “Norme sull’esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare, nonché delega al Governo per il coordinamento normativo”, promulgata frettolosamente a pochi giorni dalla definitiva approvazione da parte del Parlamento e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 12 maggio scorso, tutte le associazioni professionali a carattere sindacale tra militari già precedentemente autorizzate dal Ministro competente hanno ora 90 giorni per adeguarsi al dettato normativo. Decorso detto termine le medesime dovranno attendere che il ministero competente concluda positivamente, entro i sessanta giorni successivi, l’accertamento del possesso dei requisiti previsti dalla legge e ne disponga l’iscrizione in un apposito albo ai fini dell’esercizio delle attività.
Durante il procedimento di verifica alle associazioni sindacali è vietato svolgere qualsiasi attività o riscuotere i contributi sindacali. Divieti questi verso i quali siamo certi i vertici militari vorranno (dovranno) esercitare la più rigorosa azione di vigilanza. In particolare il compito più difficile toccherà al Comandante Generale dei carabinieri che dovrà immediatamente sospendere la riscossione dei contributi sindacali dalle buste paga di tutti quei carabinieri che hanno già rilasciato la delega a favore di una delle associazioni sindacali rivolte al personale dell’Arma.
È una legge nata male e scritta peggio. È farcita di mostruosità il cui effetto è solo quello di rinviare sine die l’esercizio dei diritti sindacali da parte dei militari. Un guazzabuglio di norme e divieti che rendono immediato il contrasto col vigente ordinamento giuridico e coi più elementari principi costituzionali ma che, almeno questa volta, ci vede favoriti. Infatti, il Sindacato dei Militari è la sola organizzazione a non aver mai chiesto al ministro-datore di lavoro il permesso di potersi costituire e quindi, proprio come disposto dalla legge, è l’unica a poter esercitare liberamente e compiutamente l’attività sindacale nell’interesse e a difesa dei diritti di tutti militari che vi si potranno liberamente iscrivere.
Tuttavia il problema resta e nessuna delle associazioni sindacali che si costituiranno o che sono già costituite e munite di assenso ministeriale potrà esercitare la sua attività fino a quando non verrà iscritta nell’apposito albo ed emanato l’ultimo dei decreti attuativi e regolamentari previsti dalla legge. Per questo motivo, da convinti sostenitori del pluralismo e della legalità, già da oggi metteremo in campo la prima e fondamentale azione nei confronti dell’amministrazione militare per giungere nel più breve tempo possibile ad una completa revisione della legge Corda in aderenza al dettato costituzionale.