Infermieri militari, iscrizione all’Ordine professionale, Comellini (Sindacato dei Militari): abbiamo vinto una battaglia sindacale nell’esclusivo interesse dei militari ma c’è ancora molto da fare
Ieri, 9 dicembre, la 4 Commissione permanente del Senato, nell’approvare il parere sullo schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di riordino dei ruoli e delle carriere del personale delle Forze armate ha posto come condizione al Governo l’inserimento all’articolo 212 del Codice dell’ordinamento militare di un comma aggiuntivo che preveda il rimborso da parte dell’Amministrazione della difesa delle spese per l’iscrizione obbligatoria al relativo albo professionale, prevista ai sensi dell’articolo 2, comma 3, della legge 1° febbraio 2006, n. 43, sostenute dal personale delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetriche, riabilitative e tecnico-sanitarie nonché dagli psicologi militari, i quali prestano servizio a beneficio esclusivo dell’Amministrazione militare presso le strutture di cura e presso le altre strutture del servizio sanitario militare in Italia e all’estero.
Siamo particolarmente soddisfatti del raggiungimento di questo importante traguardo. Una lotta sindacale nell’esclusivo interesse dei militari che esercitano le professioni sanitarie che abbiamo iniziato fin dai primi giorni della nostra attività, il 1 dicembre 2018, con quella lungimiranza e coerenza che ci hanno sempre distinto come l’unico vero sindacato dei militari.
A prescindere dagli aspetti penali derivanti dalla mancata iscrizione all’albo professionale che sono ancora al vaglio della Procura di Roma, la questione economica che la Commissione ha dimostrato di ben comprendere e voler risolvere, ancorché solo a decorrere dal prossimo anno, è tuttavia solo uno degli aspetti che riguardano lo stato giuridico dei militari esercenti le professioni sanitarie oggetto della condizione posta al Governo.
Infatti resta ancora da porre rimedio all’anomalia che riguarda l’inquadramento del personale e ciò al fine di evitare che lavoratori che svolgono le stesse professioni, in amministrazioni diverse da quella militare, possano essere iscritte al medesimo Albo, con le medesime responsabilità e compiti ma con un ruolo direttivo, superiore rispetto a quello esecutivo nel quale sono inquadrati gli infermieri militari.
Notiamo con altrettanta soddisfazione che della nostra lotta sindacale ne beneficeranno anche gli ingegneri e gli psicologi militari. Ci domandiamo, però, per quale ragione non siano stati ricompresi anche i biologi, i veterinari ed i farmacisti militari, nonostante che anche per tali categorie di personale l’iscrizione obbligatoria risulta essere direttamente funzionale rispetto allo svolgimento dell’attività professionale ad esclusivo vantaggio dell’Amministrazione d’appartenenza.
Quello raggiunto con la decisione della Commissione difesa del Senato è un risultato che va riconosciuto a tutti gli infermieri militari che mi hanno affiancato in questa iniziativa. A loro deve andare il ringraziamento dell’intera categoria.
Adesso i delegati del Cocer prendano atto di questo nostro risultato e assieme alle altre loro associazioni di rappresentanza militare contribuiscano al raggiungimento di quegli altri importanti nostri obiettivi per l’affermazione dei diritti dei militari che fino ad oggi hanno volutamente ignorato: tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.