Esercito, concorso VFP1: a rischio se accertamenti sanitari eseguiti da abusivi. La Ministra Trenta la smetta di sottovalutare il problema è intervenga con urgenza
Adesso basta! Se la Ministra continua a ignorare il problema degli abusivi intervenga l’autorità giudiziaria competente!
Abbiamo scritto più volte alla Ministra della difesa, Elisabetta Trenta, per invitarla a porre immediato rimedio alla questione dell’esercizio abusivo delle professioni sanitarie nell’ambito delle forze armate ma non abbiamo mai ricevuto alcuna risposta. Eppure il problema c’è ed è grave.
L’ostinato silenzio della Ministra sulla questione, oltre a denotare una spiccata mancanza di sensibilità verso la legalità che noi rivendichiamo come principio irrinunciabile nella pubblica amministrazione, pone dei seri dubbi sulle capacità di coordinamento, di indirizzo e di alta direzione che le norme affidano al vertice politico della Difesa.
Oltre ai casi già segnalati nei mesi scorsi anche con la presentazione di una dettagliata denuncia all’autorità giudiziaria, la notizia di queste ore è che in occasione dello svolgimento delle selezioni previste dal bando di concorso per il reclutamento di volontari in ferma prefissata di un anno (VFP1) per l’Esercito il vertice militare avrebbe determinato l’impiego anche di personale sanitario che esercita la professione sanitaria in modo irregolare con la conseguenza che gli accertamenti diagnostici di semeiotica strumentale, già in corso di svolgimento dal 27 maggio e fino al prossimo 30 luglio presso il Centro di Selezione e Reclutamento Nazionale dell’Esercito di Foligno (PG) e presso i Centri di Selezione VFP 1 di Palermo e Milano e Roma, potrebbero non essere validi e compromettere il buon esito della selezione concorsuale.
Infatti, l’impiego di personale militare esercente una professione sanitaria senza la prevista iscrizione al relativo Albo professionale o impiegato in mansioni per le quali non possiede la relativa abilitazione o specializzazione è un reato previsto e punito dall’esercizio articolo 348 c.p. “Esercizio abusivo della professione”.
Il fatto, oltre all’evidente rilevanza penale, che qualora accertato avrebbe delle conseguenze sia su chi esercita abusivamente la professione sia su chi ne ha disposto lo svolgimento, potrebbe finire col rendere nulli gli accertamenti sanitari e quindi alimentare un enorme contenzioso che vedrebbe sicuramente la Difesa soccombere con tutte le conseguenze del caso.
La Ministra adesso potrà continuare a ignorarci e ad ascoltare i suoi consiglieri che le ripeteranno ancora una volta che va tutto bene ma certamente non potrà ignorare il fatto che nell’ambito del Ministero che dirige c’è chi impunemente continua a delinquere.
Lo dichiara Luca Marco Comellini, Segretario Generale del Sindacato dei Militari intervenendo sulla questione dei militari che esercitano una professione sanitaria senza I requisiti previsti dalla legge 3/2018.