Difesa, DL 172/21, Comellini (Sindacato dei Militari): attuazione caratterizzata da disposizioni confuse, illeciti e abusi d’ufficio
Che l’obbligo vaccinale per i militari e le forze di polizia fosse l’ennesima costrizione messa in campo da quelli che “speriamo io me la cavo” non è in discussione. Lo sono, invece, le disposizioni attuative emanate dalle diverse amministrazioni e tra queste quelle della Difesa spiccano per l’assoluta mancanza di coerenza col testo normativo.
Già dalle modalità di comunicazione al personale militare dipendente dell’invito a fornire le notizie dell’avvenuta vaccinazione o la prenotazione della prima dose presso i centri vaccinali e fino alla formalizzazione postuma della sospensione dal lavoro, le norme del Codice di procedura civile e dei regolamenti vigenti sono completamente disattese dai vertici militari in nome del diritto alla libera interpretazione e della ossequiosa sottomissione ai diktat governativi. Atti questi improntati più all’arroganza che alla legalità.
Proprio per questi modi di agire sono già numerose le denunce che i nostri iscritti che liberamente hanno scelto di non vaccinarsi, e pertanto oggetto delle morbose e insistenti attenzioni dei datori di lavoro o dei loro incaricati, stanno presentando alle autorità giudiziarie tramite i legali del sindacato che in tali comportamenti hanno ravvisato possibile commissione del reato di violenza privata, di trattamento illecito dei dati personali e di abuso d’ufficio.