DIFESA, CASO CHIARIGLIONE, COMELLINI: VERTICI ARROGANTI E PRESUNTUOSI PRENDONO L’ENNESIMA MERITATA SBERLA IN FACCIA
I generali e i vertici della Difesa e in particolare dell’Esercito hanno dimostrato ancora una volta che la loro arroganza non paga. A questi dotti illuminati legulei oggi il Consiglio di Stato ha impartito ancora una volta una sonora lezione.
Mi riferisco al caso del maresciallo Carlo Chiariglione, prima sospeso dal servizio e poi rimosso dal grado e quindi allontanato dall’Esercito per il solo fatto di aver espresso le proprie opinioni in modo corretto e volto alla tutela dei suoi colleghi.
Dopo un lungo iter giudiziario il Consiglio di Stato, seguendo il TAR, ha dato un sonoro “schiaffone” ai Generali, ai vertici della Difesa e in particolare a quelli dell’Esercito.
L’alto Consesso, respingendo in toto l’appello avanzato dal Ministero della Difesa in persona del Ministro p.t., rappresentato e difeso dall’avvocato dello Stato, ha riconosciuto le ragioni di Carlo sapientemente spiegate dal suo difensore, l’avvocato Giulio Murano, cassazionista del Foro di Roma.
Mi auguro che la sonora e meritata “sberla” che i Giudici amministrativi hanno dato al Ministro della difesa p.t., ai vertici militari e al Capo di stato maggiore dell’Esercito, sia d’insegnamento e d’esempio per tutti quei militari che hanno giurato di difendere la Costituzione, le leggi e fedeltà alle Istituzioni repubblicane e non al capo di turno che fin troppo spesso poi si è dimostrato il peggiore nemico della legalità, del diritto, dei diritti e delle forze armate.
Carlo ha sofferto e ha vinto per tutti noi e a lui va il nostro più sentito ringraziamento.
In solitudine abbiamo sostenuto la sua battaglia per questo motivo non possiamo non esprimere tutto il nostro personale disprezzo per quanti, suoi colleghi, sindacalisti e membri della rappresentanza militare, lo hanno allontanato come fosse un appestato e per quelli che pur potendo evitare abusi e menzogne nulla hanno fatto per difenderne le giuste ragioni.
Carlo ha vinto, i generali se ne facciano una ragione e provvedano immediatamente a reintegrarlo nel suo posto di lavoro.”
Lo dichiara Luca Marco Comellini, Segretario Generale del Sindacato dei Militari