Il generale Mario Cinque, sottocapo di stato maggiore del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, torna a far parlare di se sulla questione dell’esercizio dei diritti sindacali e in particolare sulla questione dell’assenso ministeriale, riesumando fatti avvenuti oltre vent’anni fa.
Lo scorso 23 giugno il generale Mario Cinque ha rinfrescato la memoria di tutti i carabinieri sulle forme di comunicazione che l’abrogata legge sulle norme di principio della disciplina militare, legge 382/78 e il regolamento del 1986, imponevano ai militari delle Forze armate e della Benemerita. Il generale, facendo riferimento alla recente sentenza del Consiglio di Stato n.3165/2020, che tuttavia si riferisce a fatti ormai datati, esalta la decisione dei giudici amministrativi che censurano le azioni di un militare che, nella sua veste di rappresentante sindacale, non avrebbe osservato le modalità di comunicazione con i superiori gerarchici.
Nella nota, l’alto ufficiale evidenzia le restrizioni verso l’attività sindacale in senso lato che derivano dallo status di militare in servizio e, ancora una volta, coglie l’occasione per puntare il dito sulla questione del famoso assenso ministeriale. Infatti, già lo scorso 28 gennaio 2019 aveva diramato una nota sull’assenso ministeriale e della possibilità per i carabinieri di aderire alle sole associazioni autorizzate dal Ministro.
Questa Organizzazione sindacale era già intervenuta sulle esternazioni del generale Cinque, ritenendole pericolose per l’affermazione del diritto dei militari di costituire e aderire ad associazioni sindacali ed oggi, vista la nuova missiva indirizzata a tutti comandi dipendenti, ritiene di dover invitare i militari dell’Arma ad ignorare la nota vergata dal generale che sembra voler sortire un effetto intimidatorio, come la precedente, verso tutti coloro i quali sono iscritti o vorrebbero iscriversi ad una libera associazione sindacale che in linea con i principi sanciti dall’articolo 39 della Costituzione, non si è piegata per chiedere al datore di lavoro il permesso di poter svolgere l’attività sindacale per tutelare i carabinieri.