Comunicato stampa – Solidarietà a Massimiliano Zetti, Segretario Generale del Nuovo Sindacato Carabinieri condannato dalla Corte Militare di Appello per la sua attività sindacale
Apprendo da fonti aperte che la condanna a sei mesi di reclusione militare per disobbedienza e diffamazione, inflitta dal Tribunale militare di Roma al luogotenente dell’Arma dei carabinieri Massimiliano Zetti, Segretario Generale del Nuovo sindacato Carabinieri, per fatti legati all’attività sindacale svolta presso una stazione dell’Arma in provincia di Arezzo, è stata confermata dalla Corte militare di Appello.
Non conosciamo ancora le motivazioni della Corte ma la decisione, ad avviso di questa organizzazione sindacale, ove dovesse essere confermato l’impianto motivazionale della sentenza di primo grado, si porrebbe una seria ipoteca sulle libertà sindacali dei militari, già annichilite dalla legge 46 del 2022.
Nell’esprimere al Nuovo Sindacato Carabinieri e al suo Segretario Zetti la vicinanza, mia e del Sindacato dei Militari, colgo ancora una volta l’occasione per rinnovare l’invito alle parti sociali che stanno muovendo i loro primi passi nella compagine militare, che ritengono ineludibile il fatto di dover essere la controparte e non semplicemente la parte passiva nei rapporti col datore di lavoro, a lottare con tutte le loro forze per affermare compiutamente i diritti dei lavoratori sanciti dalla Carta costituzionale.
A queste mi rivolgo ricordando quei movimenti di idee e di azione che da oltre tre decenni lottano per smilitarizzare l’Arma dei carabinieri e il Corpo della guardia di finanza.
Il 7 gennaio 1991 il leader radicale Marco Pannella lanciò un appello ai gruppi democratici presenti in Parlamento per dare vita a una iniziativa legislativa «per la smilitarizzazione e la professionalizzazione dei carabinieri e dei finanzieri, sia per il funzionamento dello Stato, sia per salvare i componenti delle due Armi dal duplice assalto della criminalità mafiosa e di quella politico-militarista. Tenere legati non alla deontologia ed alla capacità professionale di tutori dell’ordine e degli interessi dello Stato e dei cittadini carabinieri e finanzieri, ma costringerli istituzionalmente all’obbedienza militare, contro o al di fuori dell’obbedienza alla giustizia ed alle leggi, premiare i peggiori e colpire i migliori, attrezzarle come esercito, e non come polizia e come amministrazione, è quanto si ottiene e si vuole ottenere rifiutando questa Riforma. Non vi sarebbe stata la sequela di menzogne, di reticenze, di falsità, di complotti, di false testimonianze, di complicità con i politici di ogni mafia e obbedienza, con l’esecutivo invece che con il diritto e la coscienza, da De Lorenzo in poi, che ha fatto dei vertici dell’Arma dei carabinieri, per decenni, un modo di vivere; non vi sarebbe stata la situazione esplosa con i delitti dei Comandanti della Guardia di finanza, alla Lo Prete ed alla Giudice, senza il carattere militare delle due Armi. L’incredibile passività, per non dire altro, del Parlamento nei confronti della deposizione, nelle scorse settimane, del generale Ferrara, è un sintomo di quanto occorra intervenire perché carabinieri e guardie di finanza non si trovino a dover combattere sotto il duplice attacco della malavita e dell’aberrante sistema istituzionale nel quale sono costretti, e da vittime, ad operare».
Oggi quell’appello è più attuale che mai, lo dimostra la condanna inflitta al Luogotenente dell’Arma dei carabinieri Massimiliano Zetti per aver esercitato le sue prerogative sindacali.
Lo dichiara Luca Marco Comellini, Segretario Generale del Sindacato dei Militari