Sono ex membri del Cocer Marina i 7 militari che abbiamo denunciato il 12 febbraio. Ora attendiamo le doverose scuse dell’Ammiraglio Credendino

Siamo sconcertati. Non riusciamo a comprendere come sia stato possibile che dei militari, nella loro qualità di membri del Consiglio centrale della rappresentanza militare, Sez. Marina Militare, intervenendo nella veste di controinteressati nel procedimento amministrativo concernente l’accesso civico generalizzato promosso dal Sindacato dei Militari il 24 maggio 2023, abbiano potuto utilizzare delle espressioni lesive della reputazione del Sindacato dei Militari senza che gli uffici preposti dello Stato Maggiore della Difesa, nel corso della valutazione operata al fine di adottare il provvedimento conclusivo, ne abbiano rilevato la portata offensiva.

Già il 12 febbraio scorso, tramite l’Avvocato Giulio Murano del Foro di Roma, a seguito dell’acquisizione – ancorché in forma anonimizzata – degli atti di intervento in opposizione prodotti da 22 membri del Consiglio centrale della rappresentanza militare, siamo stato costretti, nostro malgrado, a depositare presso la Procura della Repubblica di Roma una dettagliata denuncia-querela nei confronti di sette delegati del Cocer per l’ipotesi di reato di diffamazione ai danni del Sindacato dei Militari.

Il 19 luglio lo Stato Maggiore della Difesa, dopo un contrastato procedimento di accesso documentale, ci ha finalmente consegnato gli atti di intervento di nostro interesse in forma integrale, permettendoci così di apprendere che i militari in questione, all’epoca dei fatti denunciati, erano tutti appartenenti alla Marina Militare.

Ammiraglio Enrico Credendino, se la nostra colpa è quella di aver chiesto all’amministrazione militare quanto è costato ai contribuenti il Cocer ora vogliamo sapere se, nella sua qualità di autorità affiancata al Cocer Marina, ha qualche cosa da dire in merito e, soprattutto, quali provvedimenti ha adottato, o intenderà adottare, nei confronti dei sette militari autori delle denunciate lesioni alla nostra reputazione?

Ora, Ammiraglio, attendiamo le sue doverose scuse.

Lo dichiara Luca Marco Comellini, Segretario Generale del Sindacato dei Militari.

Ecco i fatti e i documenti:

Il 24 maggio 2023, con un semplice accesso civico generalizzato il Sindacato dei Militari ha chiesto allo Stato Maggiore della Difesa (SMD) di conoscere “le spese sostenute dall’amministrazione militare per la liquidazione delle indennità di missione giornaliera, degli oneri per il rimborso dei pasti e per le spese di viaggio, per ciascun membro del Consiglio Centrale della Rappresentanza militare del XII mandato” dal mese di luglio 2018 alla data della domanda.

Il procedimento di accesso si è concluso in modo favorevole al Sindacato, nonostante le opposizioni presentate da oltre un terzo dei componenti del Cocer. Successivamente, il Sindacato dei Militari ha avanzato una richiesta di accesso documentale per ottenere copia degli atti di opposizione che è stata rigettata dallo SMD che l’ha ritenuta carente “di quell’interesse attributivo della legittimazione a conoscere, non avendo infatti il richiedente esplicitato come l’atto richiesto abbia prodotto o possa produrre effetti diretti sulla sfera giuridica che l’accedente intende tutelare, limitandosi ad una generica enunciazione di esigenze difensive.”. Conseguentemente il sindacato ha presentato motivata istanza di revisione del diniego che la Commissione per l’accesso ai documenti amministrativi (CADA) ha accolto.

Il 6 febbraio l’Amministrazione militare ha inviato al sindacato le opposizioni dei delegati del cocer in forma anonimizzata avendo ritenuto di dover operare un “doveroso bilanciamento tra l’esigenza di soddisfare, in modo adeguato, l’interesse conoscitivo contenuto nell’istanza e la necessaria tutela della protezione dei dati personali dei controinteressati”. Il contenuto di alcuni di quegli scritti (v. pag. 2, 13, 22, 29, 38, 53 e 65), in alcune parti, è apparso immediatamente diffamatorio e per questo motivo il sindacato ha presentato una querela contro ignoti al fine tutelare la propria reputazione.

Per conoscere i nomi degli autori degli atti di opposizione ritenuti lesivi, il sindacato ha presentato una nuova istanza di acceso. Tuttavia, a seguito dell’inerzia dell’amministrazione interessata, è stato necessario proporre un nuovo ricorso innanzi alla Commissione per l’accesso che lo ha accolto non condividendo le ragioni della DifesaIn particolare l’organismo preposto alla vigilanza sull’attuazione del principio della piena conoscibilità e trasparenza dell’attività della pubblica amministrazione, istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha affermato che “la dedotta necessità di tutela della riservatezza dei terzi non può giungere a garantire l’anonimato: il nostro ordinamento non riconosce l’anonimato di chi rende dichiarazioni a carico di terzi, se non quando si tratti di difenderne diritti meritevoli di speciale tutela.”

Finalmente il 19 luglio, lo Stato Maggiorer della Difesa ha consegnato gli atti richiesti e il sindacato ha potuto conoscere i nomi degli autori degli atti contenenti le denunciate diffamazioni.

Ecco le loro opposizioni in forma integrale.