SINDACATI MILITARI: LA LEGGE VA RADICALMENTE CAMBIATA ALTRIMENTI NON HA SENSO PAGARE LA DELEGA SINDACALE SE POI E’ VIETATO PARLARE DELLE CONDIZIONI DI IMPIEGO DEL LAVORATORE

Non mi meraviglia l’iniziativa che il Comando Generale dell’Arma dei carabinieri ha intrapreso nei confronti dell’Associazione professionale a carattere sindacale tra militari (Apcsm) Unarma per aver trattato materie espressamente vietate dal Codice dell’ordinamento militare, tra le quali sono comprese quelle afferenti le operazioni e l’impiego.

Il procedimento amministrativo avviato lo scorso 12 agosto potrebbe concludersi anche con la decadenza di Unarma dalle prerogative sindacali che, quindi, non potrebbe più esercitare alcuna delle attività previste con l’ulteriore conseguenza che le deleghe rilasciategli dagli associati perderebbero ogni efficacia per il pagamento dei contributi sindacali.

In un paese civile e democratico un’azione come quella intrapresa dall’Arma sarebbe inconcepibile ma nel nostro è pienamente legittima proprio perché una norma che, per quanto possa sembrare sbagliata, e sicuramente lo è, lo prevede e va applicata e osservata da tutti i soggetti ai quali è rivolta.

Unarma, come tutte le altre Apcsm che hanno chiesto di essere iscritte nell’albo del Ministero della Difesa o del Ministero dell’Economia e delle Finanze, ha scelto di rinunciare, volontariamente e consapevolmente, ad esercitare le prerogative sindacali di libertà e indipendenza tutelate dalla Costituzione.

Per questo motivo non posso che augurarmi che quanto sta accadendo possa servire agli iscritti di Unarma, ma anche a tutti gli altri militari, ad acquisire la consapevolezza di come le attuali norme non consentono, a nessuna delle Apcsm iscritte negli albi ministeriali, di garantire compiutamente la tutela dei diritti come, invece, vorrebbe l’articolo 39 della Costituzione.

Quindi, mi domando, e gli domando, se abbia senso continuare a pagare una quota sindacale, anche rinunciando a una parte dei propri aumenti contrattuali, per farsi rappresentare da chi non può nemmeno trattare gli argomenti che riguardano le condizioni di impiego ma, al massimo, può solo offrire ai propri iscritti servizi e convenzioni economiche che spesso la stessa amministrazione già gli offre a condizioni più vantaggiose.

Mentre attendo risposte che forse non arriveranno mai, non posso fare altro che ricordare all’opinione pubblica e al legislatore – perché l’argomento anche se indirettamente riguarda indistintamente tutti i cittadini italiani – l’urgente necessità di modificare radicalmente le norme sui sindacati militari che oggi, alla luce dell’azione del Comando Generale dell’Arma, si palesano come la concreta negazione dei diritti e delle tutele che la Costituzione garantisce indistintamente a tutti i lavoratori, compresi quei Carabinieri che oggi vedono all’orizzonte il concreto rischio di dover assistere alla cancellazione d’ufficio delle deleghe che hanno conferito a Unarma.

Luca Marco Comellini, Segretario Generale.

a seguire la lettera pubblicata da UNARMA (https://www.unarma.it/unarma-sorpresa-di-ferragosto-lettera-dal-comando-generale-dellarma-su-presunte-violazioni-dellattivita-sindacale/)

5186-2-let.UNARMA