I “Forestali” non sono un pericolo ma una risorsa. Fico e Casellati calendarizzino la discussione delle proposte di legge per la ricostituzione del Corpo forestale dello Stato
Apprendiamo con preoccupazione che una sedicente associazione professionale tra militari, riservata esclusivamente ai carabinieri e diretta da un delegato del Consiglio centrale della rappresentanza militare – organismo interno all’amministrazione militare posto alle dirette dipendenze del Comandante Generale dell’Arma – ha recentemente invitato la Ministra della difesa, Elisabetta Trenta, ad assumere provvedimenti normativi che consentano alla Benemerita di disfarsi dei lavoratori militarizzati provenienti dal soppresso Corpo Forestale dello Stato e di sostituirli con altri, tramite un apposito concorso.
La sedicente associazione di carabinieri, stretta nei limiti delle rigide regole che gli impone la dipendenza gerarchica del suo Segretario Generale dal vertice dell’Arma, s’è ben guardata dal denunciare il pericoloso stallo in cui i forestali sono abbandonati da due anni e mezzo, privati di riferimenti, indicazioni, aggiornamenti professionali, direttive sulla specialità, con un sistema informatico incompatibile con i precedenti, con vestiario inadeguato e soprattutto lasciati alla mercé di vertici abituati ad agire senza quel prezioso controllo sindacale e quella trasparenza che era patrimonio di ogni forestale.
Il Corpo Forestale dello Stato era un Corpo di polizia ad altissima specializzazione, formato da personale abituato non ad obbedir tacendo ma a ragionare e confrontarsi anche con i superiori.
Forse è proprio questa civile e democratica abitudine di lavorare, nell’interesse della legalità e dell’ambiente, ciò che non piace alle gerarchie vestite di nero e ai loro fedeli servitori.
Sicuramente i forestali non piacciono all’Arma perché badano alla sostanza piuttosto che alla forma, preferendo alle scarpette lucide gli scarponi sporchi di fango. Non cercano a tutti i costi i numeri da sciorinare davanti alle telecamere perché i loro numeri sono nella salubrità dell’ambiente, delle montagne, dei boschi, dei fiumi, dei laghi e dell’aria che respiriamo.
I forestali sono forti della loro cultura ambientale che predilige la prevenzione alla repressione e ciò nella altrettanto ferma convinzione che ogni denuncia rappresenta un fallimento e un sicuro danno alla natura.
I forestali non piacciono all’Arma perché non sono orgogliosi di essere carabinieri, non per mancanza di rispetto ma perché loro saranno sempre orgogliosi di essere forestali. Fieri servitori dello Stato, orgogliosi della loro storia e dei loro simboli che nessun politicante potrà mai cancellare, orgogliosi nella speranza di poter tornare a fare il lavoro che avevano scelto al pari dei loro colleghi carabinieri.
Forse sono queste le intollerabili differenze tra gli ex forestali e i carabinieri che hanno spinto il carabiniere delegato del Cocer, Segretario Generale dell’associazione professionale tra carabinieri, a chiedere alla Ministra Trenta di mandare i forestali insoddisfatti a lavorare altrove, in altre amministrazioni?
Sono forse queste le tremende colpe dei forestali che hanno convinto il segretario generale dell’associazione a trasformare delle legittime rivendicazioni in una più spendibile e comoda demotivazione che potrebbe causare un calo nel rendimento dell’Istituzione più amata dagli italiani?
Quanta poca lungimiranza nell’azione del vertice dell’associazione nata per tutelare i diritti dei carabinieri e quindi di quei forestali obbligati ad entrare nell’Arma che all’unisono e a gran voce oggi continuano incessantemente a chiedete solo e semplicemente di poter tornare a fare il loro lavoro.
Quanta pericolosa miopia v’è per il diritto e i diritti in chi non riesce a vedere la delusione di chi ha vissuto una vita a contatto con la natura e oggi, invece, è costretto a sottostare alla fariginosa attività burocratica dell’Arma che vuole i forestali impiegati come semplici passacarte dalle Stazioni alle Procure e non come forza di polizia ambientale, forestale e agroalimentare.
Tutti i forestali, civili per natura, vogliono tornare ad essere lavoratori liberi dall’opprimente condizionamento dell’imposto status militare, utile solo a gratificare greche e torri ma, questo, la sedicente associazione di carabinieri non può o non è interessata a dirlo perché forse è lo stesso Comandante Generale dell’Arma che non può e non è interessato a dirlo.
Chi oggi pretende di assomigliare a un sindacato dovrebbe, con coscienza e umiltà, stimolare il nuovo legislatore ad attuare con urgenza una più ampia razionalizzazione del comparto sicurezza piuttosto che a mettere toppe che non avrebbero altro effetto se non quello di disperdere ulteriori e preziose risorse umane e professionali.
Crediamo che il Comando Generale dell’Arma nella sedicente associazione professionale di carabinieri, al pari del Cocer, abbia trovato un validissimo alleato, una sicura sponda per sostenere i propri progetti tra cui, temiamo, vi sia quello di liberarsi di chi, a testa alta, con l’avvento del Sindacato dei Militari possa diventare ancora più scomodo, ancora più forestale.
Per questo motivo, mentre alcuni non vedono l’ora di potersi disfare dei forestali come se fossero un pericolo, noi chiediamo ai Presidenti della Camera e del Senato, l’on. Roberto Fico e la senatrice Maria Elisabetta Alberti Casellati, di promuovere l’immediato avvio della discussione delle proposte di legge sulla ricostituzione del soppresso Corpo Forestale dello Stato, già da tempo depositate nelle rispettive assemblee parlamentari.