Difesa, Sindacato dei Militari: con approvazione Guida Tecnica “Procedure disciplinari “ messo in atto l’ennesimo inaccettabile tentativo di limitare libertà sindacali. Se la Ministra Trenta non vuol essere complice dei vertici militari intervenga oggi stesso altrimenti domani lo chiederemo al Presidente Mattarella
Abbiamo appreso estrema preoccupazione dell’ennesima proditoria azione contro i diritti dei militari messa in atto dal vertice del Ministero della difesa attraverso la pubblicazione della “Guida Tecnica “Procedure disciplinari” 6^ edizione – giugno 2019”.
È passato più di un anno dal pronunciamento della Corte costituzionale (Deposito del 13/06/2018; Pubblicazione in G. U. 20/06/2018 n. 25) sulla questione dei diritti sindacali e l’abrogazione dell’articolo 1475, comma 2, del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, nella parte in cui recava il divieto per i militari di poter costituire associazioni a carattere sindacale e quindi di potervisi iscrivere liberamente.
Nonostante ciò sul sito web istituzionale della Difesa, lo scorso 25 luglio, è stata pubblicata la “Guida Tecnica “Procedure disciplinari” 6^ edizione – giugno 2019” che alla pagina 209, inspiegabilmente, tra i comportamenti che possono essere sanzionati con la consegna di rigore, cioè la massima sanzione di corpo, ancora annovera, come se nulla fosse cambiato, l’originaria formulazione dell’articolo 751, comma 1 , lett. a), n. 11), del DPR 90/2010, che testualmente prevede come sanzionabile l’ “adesione ad associazioni sindacali e svolgimento di attività sindacale da parte di militari non in servizio di leva o non saltuariamente richiamati in servizio temporaneo (articolo 1475, comma 2, del codice)”.
La Guida Tecnica in questione è lo strumento con cui i comandanti di corpo, titolari dell’esercizio della potestà disciplinare, attuano il controllo della disciplina e sanzionano le violazioni del regolamento e del Codice dell’ordinamento militare compiute dai militari ad essi subordinati. Per questo motivo quanto scritto nella recentissima versione della Guida Tecnica, alla luce del dettato Costituzionale e della Sentenza della Corte n. 120/2018, è un atto gravissimo, un vero e proprio attentato ai diritti sindacali costituzionalmente riconosciuti, finalmente, anche ai militari, che va denunciato con la massima fermezza.
Se per un verso appare chiaro come l’ammiraglio di Squadra Pietro Luciano Ricca, già presidente del Cocer Sez. Marina militare dal 2012 al 2016, ora Direttore Generale della Direzione Generale per il Personale Militare, abbia clamorosamente sbagliato ad approvare la pubblicazione della citata Guida Tecnica nella parte in cui offre ai comandanti di corpo la possibilità di continuare a sanzionare il personale dipendente per un comportamento che da oltre un anno non è più illegittimo, dall’altro ci sembra, in modo altrettanto chiaro, che i vertici militari, non censurando l’errore o non ritirando la pubblicazione l’abbiano anch’essi avallata.
Se per il primo, l’ammiraglio, l’errore non è scusabile in alcun modo in quanto può avere dei pesanti riflessi negativi sull’esercizio di un diritto costituzionalmente riconosciuto anche ai militari e sulla carriera di questi ultimi, per i secondi, i vertici militari, che sulla questione sindacale e sui diritti sono sempre stati fortemente critici e orientati a mantenere i cittadini militari a essi sottoposti nella condizione di “minus habentes”, il comportamento assunto è totalmente inaccettabile. Non vorremmo dover scoprire che dietro un simile fatto si stia celano il più pericolo disprezzo per la legalità, per i Giudici e per la Costituzione.
Per questi motivi, quanto leggiamo, ci costringe a chiedere pubblicamente l’immediato intervento del Ministro della difesa Elisabetta Trenta che, oggi stesso, dovrà far annullare la pubblicazione della Guida Tecnica in argomento e provvedere a sanzionare i responsabili di un così grave atto di disprezzo dei diritti costituzionali.
In mancanza di immediate risposte o azioni da parte della ministra, nonostante le sue tante dichiarazioni sui diritti sindacali, la riterremo complice del gravissimo atto contro i diritti dei militari e quindi ci vedremo costretti a rivolgerci al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, Capo supremo delle Forze armate, affinché intervenga nella sua veste di garante della Costituzione.
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