Carabinieri, Comellini (Sindacato dei Militari): dopo 14 anni anche l’Arma si accorge degli infermieri abusivi e gli concede altri 90 giorni per mettersi in regola? Intervenga la Procura
Apprendo che lo scorso 20 aprile anche il Direttore della Direzione di Sanità del Comando Generale dell’Arma dei carabinieri, generale Vito Ferrara, si è accorto che l’obbligo di iscrizione all’albo professionale vale anche per gli infermieri militari che prestano servizio nella Benemerita.
Mi verrebbe da dire meglio tardi che mai visto che l’obbligo di iscrizione all’albo professionale per il personale che esercita una professione sanitaria è in vigore fin dal lontano 2006 ed è stato pure ribadito con forza dal legislatore con la legge 3/2018.
La legge, c.d Lorenzin, non solo ha inasprito le pene per chi esercita abusivamente la professione prevedendo la punizione con la reclusione da sei mesi a tre anni e la multa da euro 10.000 a euro 50.000 ma ha anche inserito nell’ordinamento una punizione maggiore nei confronti del professionista che ha determinato altri a commettere il reato di esercizio abusivo della professione prevedendo la pena della reclusione da uno a cinque anni e della multa da euro 15.000 a euro 75.000.
L’Arma, l’Istituzione più amata dagli italiani, quella che dovrebbe fare della legalità il suo più rigoroso stile di vita nell’osservare ed applicare scrupolosamente le leggi, invece di procedere ai sensi e per gli effetti dell’articolo 348 cp nei confronti dei carabinieri infermieri che esercitano o hanno esercitato abusivamente la professione infermieristica o di coloro che ne hanno determinato l’impiego, si limita semplicemente ad invitare i comandanti a verificare se il personale sanitario preposto alle attività di assistenza sanitaria sia o meno regolarmente iscritto all’Albo professionale e concede 90 giorni di tempo a quelli non iscritti per mettersi in regola.
Fortunatamente il generale ha anche disposto, con effetto immediato, il divieto temporaneo di impiego degli infermieri non in regola. Provvedimento, quest’ultimo, che le altre forze armate non sembrano aver adottato.
Voglio ricordare al generale Ferrara, ma anche a tutti coloro che nelle Forze armate esercitano il comando ed hanno alle loro dipendenze il personale esercente una professione sanitaria, che secondo il consolidato orientamento della Corte Suprema di Cassazione il delitto di esercizio abusivo di una professione previsto dall’art. 348 cp “è volto a tutelare il buon andamento della pubblica amministrazione affinché sia garantito che l’esercizio di determinate attività professionali avvenga da parte di chi sia munito della necessaria competenza tecnica, verificata mediante il rilascio di una speciale attestazione di idoneità da parte dello Stato o l’iscrizione in un albo professionale.”.
Sempre secondo la Corte si tratta di un “delitto di pericolo presunto in quanto esso è integrato a prescindere dal fatto che il soggetto non qualificato o non iscritto sia o meno munito della perizia necessaria per eseguire una determinata prestazione” ed ancora “Affinchè il delitto de quo possa ritenersi integrato è però necessario che il soggetto agente abbia posto in essere una condotta che rientri nell’ambito delle professioni “protette”, id est il cui esercizio sia disciplinato dallo Stato e subordinato al conseguimento di una specifica abilitazione professionale ovvero all’iscrizione in appositi albi o elenchi.”.
A mio avviso, alla luce del contenuto della disposizione del generale Ferrara, le domande alle quali dovrà necessariamente dare delle risposte l’Autorità Giudiziaria competente sono:
1) da quando vige l’obbligo di iscrizione all’albo professionale e fino alla data della disposizione vergata dal generale Ferrara, sono stati impiegati presso le strutture sanitarie dell’Arma dei carabinieri dei militari che hanno esercitato una professione sanitaria pur non essendo in possesso dei titoli richiesti dalla legge?
2) quanti siano stati i carabinieri che hanno esercitato la professione sanitaria pur non essendo in possesso dei titoli previsti dalla legge?
3) chi, e per quali motivi, ne ha determinato l’impiego?
Ancora una volta, a nome di tutta l’Organizzazione sindacale che rappresento, sento il dovere di invitare il Ministro della difesa, Lorenzo Guerini, le Autorità giudiziarie e tutti i responsabili degli Ordini delle Professioni Infermieristiche a voler intervenire, ciascuno per le proprie competenze, con la massima urgenza per ristabilire il pieno rispetto della legge.
Ciò è necessario al fine di garantire la più ampia tutela degli interessi di tutti quegli infermieri militari che esercitano la loro professione con passione, serietà, correttezza e con tutti i titoli previsti dalle norme vigenti ma, sopratutto, nell’interesse della pubblica amministrazione e, in questo periodo di emergenza sanitaria, dei cittadini fruitori delle loro importanti competenze sanitarie.