Sindacati militari, Comellini e Cosentino (Sindacato dei Militari): Nistri non ci offenda, ha perso una buona occasione per tacere

Se rivendicare i diritti costituzionali, criticare, chiedere trasparenza e legalità, vuol dire interpretare, strumentalizzare e spettacolarizzare, allora è chiaro che il Comandante Generale dell’Arma dei carabinieri non ha assolutamente chiara la condizione in cui oggi i Carabinieri si trovano costretti e abbandonati, senza alcuna tutela.

Forse sulla questione sindacale, il generale Nistri ai suoi ufficiali avrebbe dovuto solamente dire: “I liberi sindacati militari sono finalmente una realtà positiva nell’ordinamento militare. Vi chiederanno con forza di essere i garanti del diritto e dei diritti dei cittadini Carabinieri “affinché questi non si trovino a dover combattere sotto il duplice attacco della malavita e dell’aberrante sistema istituzionale nel quale sono costretti, e da vittime, ad operare” (cit. Pannella 1991). Ascoltateli e lavorate con loro, per il bene dell’istituzione che rappresentate e per il Paese che avete il dovere di servire con disciplina e onore”.

Purtroppo ieri abbiamo dovuto amaramente prendere atto che, invece, il generale continua a preferire quella rappresentanza militare di cui evidentemente ne apprezza il ruolo fino al punto di ritenerlo “tanto più costruttivo quanto più guidato da intenti istituzionali e comportamenti consequenziali”. Tuttavia, ci sembra che il generale abbia dimenticato che questa, oltre ad essere finita al centro di numerose inchieste e procedimenti penali si è recentemente dimostrata più attenta nel rivendicare il diritto alla “penna costosa” invece di pensare a chi le penne ce le rimette durante il servizio o perché, abbandonato e inascoltato, decide di compiere l’estremo gesto del suicidio.

È innegabile che i tantissimi problemi che affliggono l’Arma dei carabinieri, e più in generale le Forze armate, sono una precisa responsabilità di chi esercita le funzioni di comando ma, forse, il generale Nistri non riesce a vedere oltre il proprio naso, come non vede la pericolosa deriva verso cui si è avviata da tempo l’Arma.

Forse, per riprendere la giusta rotta, potrebbe trarre un costruttivo spunto dall’attenta lettura degli atti dei processi che sempre più spesso vedono i carabinieri membri della rappresentanza militare e anche alti ufficiali, finire alla sbarra nelle aule dei Tribunali. Forse il generale Nistri, invece di puntare il dito sui sindacati militari, come se fossero il male assoluto, dovrebbe riflettere sul come assicurare la trasparenza, la legalità e il concreto esercizio dei diritti costituzionali all’interno dell’istituzione che lo Stato gli ha affidato.

Forse il generale Nistri ieri ha perso una buona occasione per tacere. Noi, unico sindacato libero, non siamo come la rappresentanza militare posta alle sue dipendenze e ai suoi ordini. Le nostre rivendicazioni sono dettate dalla condizione in cui sono costretti e abbandonati i suoi carabinieri.

Lo dichiarano Luca Marco Comellini e Grazioso Cosentino, Segretario Generale e Segretario Generale Aggiunto del Sindacato dei Militari, in merito alle dichiarazioni sui sindacati militari fatte ieri, 24 gennaio, dal Comandante Generale dell’Arma dei carabinieri, generale Giovanni Nistri, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico della Scuola ufficiali dell’Arma.