INFERMIERI MILITARI ABUSIVI: POLICLINICO MILITARE NE AMMETTE L’ESISTENZA. LA PROCURA INTERVENGA

Finalmente la Direzione del Policlinico Militare di Roma con una nota del 19 agosto scorso ha preso coscienza della grave situazione di illegalità in cui versa gran parte del personale militare che presta servizio come infermiere o tecnico sanitario. Una situazione inaccettabile che il Sindacato dei Militari aveva già denunciato lo scorso 8 febbraio con una lettera indirizzata alla Ministra grillina Elisabetta Trenta.

La Direzione del Celio ha stabilito che entro il prossimo 9 settembre i militari dipendenti che non avranno regolarizzato la propria posizione in relazione all’obbligo di iscrizione all’Albo professionale espressamente previsto dalla legge 3/2018, “saranno sollevati dall’impiego in ambito clinico-assistenziale sia presso il Policlinico militare che nei teatri operativi e temporaneamente assegnati nell’ambito della Direzione ospedaliera, Direzione sanitaria e Reparto Supporti in attesa di un eventuale reimpiego in relazione alle esigenze di Forza Armata”.
La decisione della Direzione del Policlinico Militare di Roma, ad avviso di questa Organizzazione Sindacale, arriva con oltre un anno e mezzo di ritardo rispetto all’entrata in vigore della legge 3/2018 e prova oltre ogni legittimo dubbio l’esistenza del fatto reato previsto dall’articolo 348 c.p. che punisce con la reclusione fino a cinque anni e la multa fino a 70mila euro coloro che determinano altri all’esercizio abusivo della professione e con la reclusione fino a tre anni e la multa fino a 50 mila euro chi esercita la professione abusivamente.
Alla luce di questi fatti, in merito ai quali lo scorso 12 marzo abbiamo presentato una dettagliata denuncia alla Procura di Roma, chiediamo all’autorità giudiziaria competente di intervenire con la massima urgenza consentita per perseguire i responsabili e adottare ogni provvedimento utile affinché, anche presso altre strutture militari, i “professionisti abusivi” non possano reiterare le loro condotte illecite ed esporre gli ignari fruitori delle loro prestazioni ai rischi sanitari della professione esercitata senza alcun controllo da parte degli Ordini professionali.

obbligo iscrizione ordini professionali