ART 21 COSTITUZIONE, DIFESA, COMELLINI (SdM): I VERTICI MILITARI IMPARINO DAL MARESCIALLO CHIARIGLIONE. IL RISPETTO DEI DIRITTI COSTITUZIONALI SIA REQUISITO PER PROGRESSIONE CARRIERA

Ieri il TAR Piemonte accogliendo il ricorso del maresciallo Carlo Chiariglione difeso dall’avvocato Giulio Murano, cassazionista del Foro di Roma, ha annullato l’atto con il quale l’amministrazione militare lo aveva rimosso dal grado e quindi cacciato dall’Esercito per il solo fatto di aver criticato l’operato dei vertici militari in relazione all’inarrestabile fenomeno dei suicidi che colpisce duramente anche le forze dell’Ordine.Una sentenza che non lascia più alcuno spazio alle fantasiose elucubrazioni del Ministro della difesa e dei suoi generali in tema di esercizio dei diritti costituzionali quali la libertà di espressione e il diritto di critica, in questo caso sull’operato dei vertici militari.

Carlo, è stato cacciato dall’Esercito e spedito direttamente davanti ai giudici militari che però lo hanno dovuto assolvere perchè le pesanti accuse di diffamazione e vilipendio delle forze armate e del Presidente della Repubblica si sono rivelate immediatamente totalmente infondate.

È meglio che i generali imparino in fretta a rispettare e a far applicare i diritti costituzionali di cui sono titolari i lavoratori militari perché non gli lasceremo più alcuna possibilità di esercitare liberamente la loro tracotante supponenza. I tantissimi Carlo con le stellette vittime dell’arroganza e della prepotenza dei generali ora non sono più soli, c’è il Sindacato dei Militari. Se ne facciano una ragione.

Per ridare alle Forze armate credibilità e dignità crediamo che uno dei primi impegni del nuovo Ministro della difesa debba essere quello di introdurre nell’ordinamento militare una norma che preveda l’accesso ai gradi apicali delle forze armate solo e unicamente a quegli ufficiali che nel corso della loro carriera abbiano dimostrato di saper tutelare il diritto e dei diritti dei propri dipendenti.

Ora il Maresciallo Carlo Chiariglione deve essere immediatamente reintegrato nel grado e in servizio e i danni che gli sono stati cagionati li paghino i generali che volutamente, sapendolo innocente lo hanno trattato come il peggiore dei criminali.