Amianto, Comellini (Sindacato dei Militari): perché la Marina Militare nega le informazioni relative alle navi?

“In Italia l’amianto è stato bandito dalla legge 257 del 1992. Perché la Marina Militare nega le informazioni relative alle navi?” – È questa la domanda che il Segretario Generale del Sindacato dei Militari, Luca Marco Comellini, rivolge al Ministro della Difesa, On. Lorenzo Guerini, a seguito del parziale diniego opposto, tramite l’Ufficio Generale di Coordinamento per la Prevenzione, la Vigilanza Antinfortunistica e la Tutela Ambientale (U.Ge.Co.Prev.A.), alla richiesta di “accesso civico generalizzato” inviata lo scorso 7 gennaio al Responsabile per la Trasparenza del Ministero della Difesa, ammiraglio ispettore capo Sabino Imperscrutabile e al Capo Ufficio Maristat U.Ge.Co.Prev.A., contrammiraglio Pietro Covino.

“Con la richiesta di accesso civico generalizzato – spiega Comellini – abbiamo chiesto all’amministrazione militare di conoscere la “Mappatura dell’amianto rinvenuto su unità navali e sommergibili della Marina Militare Italiana e presso gli Arsenali Militari Marittimi delle sedi di La Spezia, Taranto, Augusta e Brindisi.”. Tuttavia, la risposta firmata “d’ordine” dal contrammiraglio Covino ha permesso alla nostra organizzazione sindacale di conoscere solamente le informazioni relative alla presenza di amianto negli Arsenali Militari Marittimi e non anche quelle relative alle unità navali e sommergibili. Questa mancanza di informazioni, peraltro necessarie ad una corretta ed efficacie azione di tutela della salute del personale imbarcato, impedisce alla nostra Organizzazione sindacale di informare correttamente i militari iscritti e più in generale tutti gli appartenenti alla Marina Militare che prestano servizio sulle unità navali.

Non comprendiamo – precisa Comellini – quale possa essere la differenza tra una nave e un locale di un Arsenale, giacché entrambi sono luoghi di lavoro e di vita dove il personale militare è impiegato per anni, anche oltre 20 consecutivi. Infatti, mentre a chi lavora nell’Arsenale le informazioni sulla presenza di amianto sono rese con la pubblicazione sul sito istituzionale della Forza armata, quindi può adottare ogni conseguente cautela, ciò non accade ai militari che vivono e lavorano a bordo di una nave.

Il diniego opposto dall’amministrazione militare cozza violentemente con la dovuta azione di trasparenza – chiosa Comellini – e con quello slogan “#nulladanascondere” che la Marina Militare ama utilizzare ogni volta che qualcuno mette in dubbio le sue azioni. In questo caso – precisa -, oltre a sollevare legittimi interrogativi sulle tanto sbandierate azioni di bonifica che la Marina Militare afferma di aver compiuto sulle sue unità navali e per le quali percepisce ingenti finanziamenti pubblici, appare innegabile che il diniego opposto va ad incidere negativamente sui diritti del personale imbarcato, sia in servizio che in congedo. In tale modo il personale militare della Marina si vede preclusa ogni possibilità di verificare se sia, o sia stato, esposto all’amianto, con ogni negativa conseguenza in ordine ai benefici previsti dalla legge.

Per queste ragioni abbiamo già dato mandato ai legali del Sindacato dei Militari affinché valutino ogni possibile azione a tutela degli interessi dell’organizzazione sindacale e degli iscritti.”

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